L’ex primo ministro italiano Giuseppe Conte è sotto inchiesta per aver aspettato troppo a lungo prima di imporre misure di blocco nella regione lombarda della Val Seriana, quando il COVID-19 si è diffuso nel marzo 2020.
Al termine di un’inchiesta durata quasi tre anni, i giudici di Bergamo hanno accusato Conte e altri sedici alti funzionari del governo – tra cui l’allora ministro della Salute Roberto Speranza – di aver rifiutato i consigli di sanità pubblica per imporre restrizioni anticipate nell’area colpita dal COVID SU.
Conte ha aspettato fino al 7 marzo per imporre un blocco a livello regionale in Lombardia, settimane dopo che i consiglieri sanitari avevano avvertito per la prima volta della necessità di Misure dure in Val Seriana.
Sotto inchiesta anche il governatore regionale della Lombardia, Attilio Fontana, e tutti i sedici funzionari rischiano di affrontare le accuse in tribunale.
Secondo l’esperto di sanità pubblica Andrea Crisanti, che ha assistito i giudici di Bergamo, l’esitazione del governo ha causato 4.000 morti in più nella zona.
La regione della Val Seriana è stata duramente colpita dalla prima ondata di coronavirus nel marzo 2020, provocando un aumento di 10 volte del numero di morti rispetto allo stesso periodo del 2019.
“Sono calmo […] poiché ho operato con il massimo impegno e senso di responsabilità durante uno dei momenti più difficili della nostra storia repubblicana”, disse Conte in risposta.
Lo scrive l’Associazione dei familiari delle vittime del Covid-19 in una dichiarazione che, “d’ora in poi stiamo riscrivendo la storia della strage di Bergamo e della Lombardia, la storia delle nostre famiglie, delle responsabilità dietro le nostre perdite”, sottolineando che le morti “non sono state causate dal COVID-19 ma da precise decisioni o mancanza di decisioni”.
Fonte: www.ilpolitico.eu