L’Italia ospita il maggior numero di “stazioni di polizia” cinesi non ufficiali a livello globale, a rapporto da un gruppo spagnolo per i diritti umani ha detto.
Safeguard Defenders ha dichiarato lunedì di aver identificato altre 48 stazioni, 11 delle quali sono in Italia, con altre situate in Croazia, Serbia e Romania, tra gli altri paesi.
Il rapporto afferma inoltre che la cooperazione del governo italiano con il governo centrale cinese ha contribuito direttamente alla creazione di queste stazioni nel 2016.
“Un accordo bilaterale del Ministero della Pubblica Sicurezza del 2015 sulle pattuglie di polizia congiunte con il governo italiano sembra aver contribuito direttamente alla successiva istituzione di stazioni “pilota” europee a Milano nel 2016 (dalla polizia di Wenzhou) e nel 2018 (dalla polizia di Qingtian)”. diceva il rapporto.
L’Italia ospita 330.000 cittadini cinesi, secondo al 2021 i dati dell’Istat, l’agenzia nazionale di statistica. Le stazioni italiane sono a Roma, Milano, Bolzano, Venezia, Firenze, Prato — città vicino a Firenze che ospita il maggior numero di immigrati cinesi pro capite in Italia — e in Sicilia.
Seguono le nuove rivelazioni un reportrilasciato da Safeguard Defenders a settembre sulle stazioni di polizia cinesi all’estero. Quel rapporto esponeva 54 stazioni in tutto il mondo, ma principalmente in Europa. I nuovi dati portano il numero di tali stazioni a più di 100.
Le stazioni forniscono nominalmente servizi amministrativi, ma sono state anche attive nella “polizia segreta e illegale”, l’organizzazioneha dichiarato al momento.
Le cosiddette stazioni di servizio all’estero offrono servizi diplomatici ai cittadini cinesi, come il rinnovo della patente di guida, ma tentano anche di mettere a tacere i dissidenti cinesi in Europa.
Oltre alle operazioni già esposte in Spagna e Serbia, almeno un’operazione di “persuasione al ritorno” è stata condotta dalla stazione di Wenzhou a Parigi. Safeguard Defenders ha affermato che questo “contraddice le dichiarazioni delle autorità della RPC secondo cui le stazioni stanno semplicemente fornendo” servizi amministrativi “”, nel suo nuovo rapporto.
Un certo numero di paesi, come la Germania, il Olanda e Canada, hanno iniziato ad approfondire la questione e avviato indagini, ma l’Italia è tra quelle che fino ad ora sono state più restie.
“Ad oggi, pur avendo sul proprio territorio il maggior numero di avamposti di collegamento, il governo italiano è tra i pochissimi Paesi europei a non aver ancora pubblicamente annunciato un’indagine sulle Stazioni di polizia cinesi d’oltremare o dichiarato la loro illegittimità”, si legge nel rapporto.
POLITICO ha contattato il governo italiano per un commento.
Fonte: www.ilpolitico.eu