Alberto Alemanno è professore Jean Monnet di diritto dell’Unione europea all’HEC di Parigi e fondatore di The Good Lobby, un’organizzazione no-profit impegnata a pareggiare l’accesso al potere.
Qualunque sia il suo esito finale, lo scandalo della “corruzione” del Qatar ha svelato una verità scomoda e per la maggior parte degli europei già ovvia. Il denaro acquista influenza nell’UE.
L’indignazione di oggi, in cui un attuale eurodeputato e un ex eurodeputato sarebbero stati accusati dalla polizia belga di partecipare ad attività illecite di lobbying per conto del Qatar, è solo l’ultimo di una serie di scandali di influenza che si sono propagati nella capitale dell’UE.
Prima del Qatargate, c’erano casi di porte girevoli di ex membri della Commissione comeJosé Manuel BarrosoeNeelie Kroes, deputati qualiSharon BowleseHolger Kramer, o membri del personale comeAdam FarkaseAura Sala. Sebbene nessuno di questi episodi si avvicini alle accuse mosse oggi, ai loro tempi hanno messo in luce come l’attuale sistema di supervisione etica dell’UE non riesca a ridurre il rischio di comportamenti non etici.
La rivelazione di questa settimana evidenzia anche un altro fatto scomodo: l’anello più debole nel sistema di integrità dell’UE è il Parlamento europeo, semplicemente a causa delle sue regole permissive e dell’applicazione irregolare.
Per cominciare, ai membri del Parlamento è consentito svolgere lavori secondari (un quarto dei 705 deputati del blocco ha dichiarato di farlo), e la loro condotta rimane responsabile solo nei confronti dei loro colleghi. Data la percentuale di eurodeputati che si avvalgono di questa clemenza, non sorprende che anche le poche indagini condotte portino a violazioni etiche impunito.
Poi c’è il fatto che i deputati non sono tenuti a dichiarare tutte le loro riunioni. Anche il whistleblowing è de facto scoraggiato, dato che gli assistenti parlamentari di cui il loro deputato non si fida non avranno molto lavoro.
Insieme, la noncuranza etica del Parlamento ha prodotto una cultura dell’impunità che non solo danneggia la fiducia dei cittadini dell’UE nelle istituzioni democratiche, ma mina anche gli interessi del blocco in quanto si traduce in comportamenti contrari ai suoi valori dichiarati in un periodo di crisi senza precedenti riallineamento geopolitico.
Tutto questo è il motivo per cui il Parlamento deve sfruttare questo ultimo scandalo di integrità in uno sforzo per una vera riforma. Piuttosto che limitarsi ancora una volta a colpire il partito politico direttamente coinvolto nell’attuale scandalo, i leader politici dell’UE devono immediatamente annunciare un’importante revisione dell’etica e del sistema di lobbying del blocco.
Ecco quattro riforme che sarebbero un buon inizio.
In primo luogo, le istituzioni dell’UE dovrebbero istituire un’autorità etica comune e indipendente, dotata di risorse sufficienti, capacità investigative e sanzionatorie. Lo afferma la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyenpromesso quando è entrato in ufficio ma non è riuscito a proseguire. Inoltre, la proposta avanzata dal Parlamento europeo è stata duramente criticata dal servizio legale della Commissione UE, che ha assunto invece un atteggiamento molto cauto ma ampiamentepresa di posizione infondata.
In secondo luogo, ilregole in vigoresulla trasparenza, i conflitti di interesse e le porte girevoli nelle istituzioni europee (in particolare i codici di condotta delle istituzioni) devono essere rafforzati imponendo obblighi di rendicontazione a tutti i membri del Parlamento europeo. Sebbene l’Ufficio di presidenza del Parlamento si sia opposto a lungo a tale obbligo in nome dellibertà del proprio mandato elettorale, i deputati devono ora accettare di riferire tutti i loro incontri come un’opportunità per dimostrare la loro effettiva libertà da interessi particolari.
In terzo luogo, anche le attività di lobbying da paesi terzi, sia da parte di ambasciate che di terze parti, devono essere pubblicate nel registro per la trasparenza dell’UE. In questo momento, i governi sono esentati dalle già scarse regole di trasparenza dell’UE. Allo stesso modo, gli incontri con rappresentanti di paesi terzi dovrebbero essere divulgati da tutte le istituzioni dell’UE, compresi i singoli deputati al Parlamento europeo.
In quarto luogo, il registro per la trasparenza dell’UE devediventare obbligatoriomediante l’adozione di un atto legislativo — anziché un mero accordo interistituzionale — e rafforzato da risorse aggiuntive. In definitiva, abbiamo bisogno di un chiaro impegno da parte di tutte le istituzioni ad accettare solo riunioni con lobbisti registrati e a pubblicare tutte le riunioni di lobby su un sito web centrale collegato al registro comune per la trasparenza dell’UE.
Lo scandalo in atto è brutto. La sua stessa bruttezza dovrebbe motivare i leader politici dell’UE a sistemare finalmente le cose.
Fonte: www.ilpolitico.eu