Abishur Prakash è un co-fondatore e futurista geopolitico presso il Center for Innovating the Future (CIF), una società di consulenza con sede a Toronto, in Canada. È anche autore di cinque libri e relatore globale. Il suo ultimo libro si intitola “Il mondo è verticale: come la tecnologia sta rifacendo la globalizzazione”.
Mentre le nazioni di tutto il mondo cercano di passare ai veicoli elettrici, in America Latina si sta formando un nuovo blocco geopolitico che potrebbe “chiamare i colpi” per tutti, dalla Cina a Tesla.
Questo nuovo “alleanza al litio” essere adocchiato dal Messico, che nazionalizzato la sua industria del litio all’inizio di quest’anno, riunirebbe il paese con Argentina, Bolivia e Cile, le quattro nazioni che controllano la maggior parte del litio mondiale, mentre cercano di governare la produzione e il commercio di una risorsa che sta rapidamente diventando una delle merci più critiche nel mondo.
Ma questo non è un evento isolato.
Il mondo sta entrando in un periodo di “globalizzazione verticale”, con la formazione di nuovi blocchi geopolitici in tutto il mondo. E poiché il mondo si divide in più gruppi, questi nuovi blocchi, sia formali (cioè alleanze) che informali (cioè, corridoi commerciali), potrebbero rimodellare tutto, dalle catene di approvvigionamento alla sostenibilità.
Nell’Indo-Pacifico, gli Stati Uniti hanno proposto il “Chip 4”, a alleanza dei semiconduttori con Giappone, Corea del Sud e Taiwan, con l’obiettivo di stabilire catene di approvvigionamento per i chip che non dipendono dalla Cina e fermare l’ascesa tecnologica di Pechino. L’alleanza viene promossa proprio come la “Semiconductor Manufacturing International Corporation” – il più grande produttore di chip in Cina – svela un chip avanzato per il mining di bitcoin a dispetto delle sanzioni statunitensi e mentre nuove idee radicali stanno emergendo nella società cinese, come l’imposizione di una tassa del 400 percento sugli smartphone venduti nel paese che utilizzano chip stranieri anziché cinesi.
Nel frattempo, in Medio Oriente, Israele e gli Emirati Arabi Uniti (EAU) si sono uniti all’India e agli Stati Uniti per lanciare “I2U2”, un nuovo blocco per promuovere l’innovazione. Il gruppo primo incontro concluso con una serie di accordi, che vanno dalla costruzione di “parchi alimentari” degli Emirati Arabi Uniti che impiegano “tecnologie intelligenti per il clima” in tutta l’India agli Stati Uniti che finanziano progetti di energia solare in India al fine di creare opzioni energetiche più sostenibili per il mondo.
E in Asia centrale, mentre il Kazakistan vuole ridisegnare il flusso del commercio fisico e digitale attraverso l’Eurasia, la Cina ha costruito quello che è noto come il “corridoio settentrionale” – un corridoio che collega l’Asia e l’Europa attraverso la Russia e la Bielorussia – come parte della cintura e Road Initiative (BRI) per diversi anni.
Poiché la guerra in Ucraina sta rendendo instabile questo corridoio, tuttavia, il Kazakistan lo ha fatto proposto l’alternativa “Middle Corridor” – sempre nell’ambito della BRI – che collegherebbe Asia ed Europa attraverso la Turchia. Questo, ovviamente, crea un nuovo enigma per gli Stati Uniti, che vogliono che l’Europa si dissoci dalla Russia, ma potrebbe finire per spingere le aziende europee più a fondo nelle braccia della Cina.
Con tutti questi nuovi blocchi emergenti, il mondo si sta allontanando rapidamente da un approccio “un gruppo per tutti”. La vecchia era della globalizzazione sta finendo e le nuove alleanze e corridoi che si stanno formando non faranno altro che guidare una maggiore frammentazione globale, generando grandi shock sia per i governi che per le imprese.
Per prima cosa, molti di questi nuovi blocchi esclusivi creati dagli Stati Uniti non coinvolgono più gli alleati tradizionali dell’America, come Canada, Francia o Germania. Piuttosto, oltre al Regno Unito, gli Stati Uniti stanno raddoppiando l’Indo-Pacifico, che presenta un dilemma per i suoi vecchi partner in Europa e Medio Oriente: dovrebbero restare con gli Stati Uniti o scommettere altrove?
Le aziende saranno anche influenzate da qualsiasi blocco geopolitico a cui si uniscano i loro governi e, in quanto tali, stanno creando anche i propri blocchi. Un patto è già stato firmato tra SK Telecom e Deutsche Telekom costruire una “Metaverse Alliance” e aziende come Tesla hanno espresso interesse a costruire le proprie catene di approvvigionamento per le risorse.
Infine, mentre tutti gli occhi sono puntati sull’Occidente o sull’Asia, anche l’Africa è sotto i riflettori. Recentemente, l’Unione Africana (AU) tenuto la sua 3a Giornata dell’integrazione in Africa sul tema dell’integrazione e della deglobalizzazione africana. E l’UA sta già chiarendo alle aziende del continente che dovrebbero diventare autosufficienti e non dipendere dal resto del mondo.
L’economia globale è aperta e accessibile da decenni ormai, ma è in corso un nuovo riallineamento, che divide il mondo lungo nuove faglie.
Molte di queste faglie sono ideologiche, un enorme cambiamento rispetto agli ultimi decenni, quando l’ideologia sembrava scomparire. Altrettanto importante, è chiaro che le decisioni che prendono questi nuovi blocchi non saranno percepite solo dai paesi o dalle aziende, ma anche dalla gente comune.
Nel prossimo futuro, ci saranno più blocchi in competizione per governare il mondo. E questi blocchi dovranno coesistere l’uno con l’altro, trovando al contempo modi creativi per portare i paesi – e le aziende – nel loro angolo. La domanda è: fino a che punto si spingeranno questi blocchi per rafforzare le loro idee? E cosa succede quando la convivenza si rivela inevitabilmente difficile?
Fonte: ilpolitico.eu